Come faccio a mantenere la routine della meditazione dopo il corso?
È una delle domande più frequenti alla fine dei percorsi di mindfulness.
È la stessa domanda che mi faccio anche io dopo un periodo intenso di ritiro.
In realtà la domanda che ci stiamo facendo è: come posso mantenere la qualità di presenza, la gentile accettazione verso me stessa e verso gli altri senza lasciarmi sopraffare dal mondo, dalla famiglia, dal lavoro, dai clacson che mi sollecitano, da gruppo whatsapp della scuola di mio figlio eccetera eccetera?
La risposta è semplice: è impossibile!
Ma va bene così.
Se la pratica ci insegna qualcosa è proprio questo continuo mutare delle situazioni e delle condizioni. E non c’è nulla di peggio di una buona sessione di pratica di meditazione, perchè nelle successive, cercheremo quella stessa condizione e avremo già perso la famosa mente del pricipiante, la curiosità nell’osservare come stiamo e la gentilezza per accogliere le nuove condizioni.
Intenzione e disponibilità
Mi viene in mente un invito che ho di recente sentito da Mark Williams in cui ha parlato di willingness and capacity, e cioè dell’intenzione che abbiamo di fare qualcosa e dell’effettiva possibilità a disposizione.
Non necessariamente le due cose vanno insieme. Forse possiamo avere le migliori intenzioni di dedicarci alla pratica, ma potremmo non avere la disponibilità effettiva. Penso a Gabriella, una partecipante dell’ultimo ciclo di corsi, che pur avendo tre bambini piccoli, ha scelto di partecipare al corso online sapendo le sfide a cui andava incontro. Molto spesso il desiderio di partecipare si è scontrato con l’essere più volte interrotta, nel portare la bambina al corso e magari fare il bodyscan con lei attaccata al seno. Ecco un buon esempio in cui l’intenzione è forte ma oggettivamente, non c’è la possibilità di fare le cose come vorremmo. La pratica però ci insegna a stare con quello che c’è e a onorare le intenzioni. Anche questo è pratica!
Check-in
Nelle ultime settimane anche il mio ritmo di pratica è stato stravolto dalla visita dei miei genitori e dall’arrivo di Marsi, una cagnolina di sette mesi che è entrata nelle nostre vite sconvolgendo qualsiasi orario, abitudine e ordine della casa.
Eppure proprio nello stravolgimento delle nostre giornate posso regalarmi più volte quello che chiamiamo mindful check-in. Cos’è il check-in se non un dire “eccomi”, “sono arrivata”. Allo stesso modo il mindful check-in ci invita a osservare come stiamo: come sta la mente, come sta il cuore, come sta il corpo senza provare a cambiare nulla.
Un invito a essere presenti e dire a noi stessi: eccomi! A volte basta il tempo di tre respiri, anche di uno nei giorni più difficili.
Perchè meditiamo
Dimentichiamo sempre che il senso della meditazione è quello di vivere bene, di essere persone equilibrate, generose e aperte verso gli altri e verso la vita. Non pratichiamo per diventare cintura nera di body-scan e non vinciamo un premio se non ci muoviamo dalla nostra posizione per 45 minuti.
Nota bene, il mio non è un invito a non meditare o a sostituire la pratica con un paio di respiri consapevoli ma a domandarci: cosa cerco nello spazio della meditazione? Come mi relaziono con l’intenzione e la capacità effettiva di meditare?
E anche, come posso nel corso della mia giornata coltivare momenti di presenza?
L’equilibrio tra meditazione e non-meditazione, tra intenzione e capacità effettiva è assai frequente tra i meditanti e in qualche modo riguarda il tema dell’energia, del giusto sforzo, del tenere qualcosa tra le mani senza però stringerla troppo, delle aspettative che abbiamo su di noi e sulla pratica e della possibilità invece di lasciarle andare e incontrarci così come siamo, con gentilezza.