A un mese dalla nascita del sito di Itaca Mindfulness, sono contenta di annunciare la nascita del suo blog! L’occasione è buona per raccontare ancora un po’ del perché del nome Itaca. Sicuramente l’idea del viaggio è un tema importante.
L’esplorazione lontano dalla propria origine e poi l’agognato ritorno.
Per me che sono siciliana poi, lasciare e tornare alla propria isola di origine
ha un valore non solo metaforico.
Itaca, la terra di Ulisse, l’eroe greco che alcuni di noi hanno incontrato tra i banchi di scuola, che impiega 13 lunghi libri dell’Odissea per tornare nella sua adorata Itaca…
Quando ho completato l’MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction), il programma di riduzione dello stress ideato da Jon Kabat Zinn, ho avuto la sensazione di tornare a casa e di scoprire che tutto era in ordine come l’avevo lasciato. Successivamente ho capito che non sono la sola: spesso chi pratica mindfulness descrive la sensazione di un ritorno a casa; come aprire la porta dopo un viaggio ricco di emozioni e difficoltà, e finalmente ritrovarsi. La Mindfulness insegnandoci a vedere, accogliere e apprezzare la vita così com’è, ci permette di ritrovare noi stessi e ritrovare casa.
Trovo bellissimo e significativo il fatto che quando Ulisse torna a casa dopo molti anni, trasformato dalle prove della vita, venga riconosciuto da una vecchia cicatrice che l’eroe ha su una gamba. Una cicatrice ha la forza di rivelare la vera identità.
E la Mindfulness è anche questo:
la possibilità di scoprire che la nostra vulnerabilità nasconde l’essenza dell’essere umano.
La vulnerabilità che è parte integrante dell’essere vivi, ci mette in contatto con l’esperienza universale. Raramente al giorno d’oggi ci viene chiesto di accogliere la nostra vulnerabilità, anzi, sempre di più cerchiamo di dissociarci da qualcosa che percepiamo come “fragile” ma non facciamo altro che prendere in giro noi stessi.
La Mindfulness, invitandoci a portare l’attenzione a quello che c’è veramente, ci mette in contatto con la nostra più sincera essenza e rende palese questa nostra caratteristica. Attraverso la pratica di consapevolezza, impariamo a familiarizzare con la nostra vulnerabilità, e attraverso essa, a guardare tutta l’esperienza della vita con occhi nuovi.
Nel momento in cui impariamo abbracciare quello che siamo con tutta la sua fragilità, iniziamo a vederci – e essere visti – per quello che siamo veramente. Proprio come Ulisse al suo arrivo a Itaca!
Non posso che chiudere con alcuni versi da una delle poesie più belle che descrivono questo ritorno, Itaca di Kostantinos Kavafiz. Buona lettura e buon ritorno!
“Sempre devi avere in mente Itaca –
Raggiungerla sia il tuo pensiero costante.
Soprattutto, però, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.”
(1911 – Konstantinos Kavafis)