Di recente, durante un ritiro, l’insegnante ci ha stato chiesto che caratteristiche dovrebbe avere una vita vissuta con saggezza. Con alcuni amici praticanti ci siamo interrogati e abbiamo concordato che una vita saggia è senz’altro un po’ più spaziosa, fatta di giornate meno impegnate. Ci siamo detti che se vivessimo saggiamente sceglieremmo con cura come spendere il nostro tempo e come scegliere le nostre riposte abbandonando la reattività. Soprattutto, ci siamo detti, una vita saggia è una vita tranquilla e felice perché fatta di ciò che per noi è importante.
Sì, una vita vissuta con saggezza è senz’altro più gioiosa. A volte crediamo che questa gioia e tranquillità debbano essere meritate o che richiedano chissà quale sforzo. In realtà il vero sforzo che dovremmo fare, è quello di allenarci a riconoscerle quando sono già presenti e coltivarle momento dopo momento.
Questo è un aspetto che spesso dimentichiamo nella nostra pratica di meditazione, in cui troppo spesso restiamo in allerta continua provando a lasciare andare la reattività, gli attaccamenti, i giudizi e dimenticando una parte fondamentale:
- riconoscere quando sono presenti stati salutari come la gioia, la tranquillità, la calma
- provare a estendere per come possibile questi stati
- indirizzare attivamente i nostri sforzi verso queste qualità salutari
Se aspettiamo che la gioia possa arrivare in assenza della sofferenza, del malessere, allora potremmo aspettare a lungo.
Perché è importante?
Christian Bobin scriveva “Il nostro unico lavoro è prenderci cura della vita” ed effettivamente meditiamo per imparare a vivere bene. Ecco che la mindfulness, la meditazione di consapevolezza è un alleato importante per imparare a riconoscere la bellezza, l’armonia, ciò che ci nutre. Meditiamo per prenderci cura della vita e vivere bene.
Anche, imparare attivamente a intrattenere la gioia ci equipaggia per i momenti in cui siamo messi alla prova dalla vita. Senz’altro la vita è complicata e a volte molto difficile. Per questo, avere chiaro cosa ci sostiene, cosa ci nutre, ci permette di affrontare i momenti difficili con delle risorse che ci sostengano lungo il cammino.
Coltivare la tranquillità
Dunque, sia sul cuscino da meditazione che nella vita di tutti i giorni è importante imparare a coltivare in modo attivo queste qualità.
Nella pratica formale (durante la meditazione)
- Molto spesso iniziamo formulando un’intenzione. Mi piace pensare che l’intenzione che offriamo sia centrata su qualità di benevolenza. Lasciamo che l’intenzione non sia solo una formalità ma una direzione di cura che stiamo dando alla nostra vita.
- Possiamo iniziare la meditazione riconoscendo le sensazioni piacevoli e facendo in modo che possano essere un’ancora in cui radichiamo la nostra attenzione. Tornare ancora e ancora a quello spazio nel corpo in cui c’è agio. A volte può trattarsi del sentirsi sostenuti, dal raccoglimento delle mani, dalla carezza della sciarpa sulle spalle, dall’agio degli occhi chiusi, dal respiro leggero che riconosciamo.
- Se nel corso della pratica facciamo esperienza di un momento di pace e tranquillità, riconosciamolo! Che caratteristiche ha questa pace? Possiamo provare a estendere e dare continuità a questa sensazione?
- Infine, offriamo a noi stessi e ad altri benevolenza attraverso la pratica della metta o gentilezza amorevole.
Nella pratica informale (nella vita di tutti i giorni)
- Nelle nostre giornate è importante riconoscere attivamente ciò che è piacevole e soffermarci osservando le emozioni, i pensieri e le sensazioni correlate con l’esperienza. È una pratica a cui ci dedichiamo durante il corso intensivo di mindfulness. All’inizio per qualcuno è un esercizio difficile e forzato. Crediamo che la piacevolezza risieda nelle grandi cose, negli eventi dirompenti: un viaggio, un nuovo amore, vincere a lotteria. Poi alleniamo lo sguardo e scopriamo le meraviglie e l’abbondanza delle nostre giornate. Diversi studi raccontano di come soffermarsi per qualche secondo a riconoscere la piacevolezza delle nostre giornate crei nuovi passaggi neuronali che trasformano la relazione con il momento presente, e con la vita.
- Quando diventiamo consapevoli di cosa amiamo nelle nostre giornate, possiamo scegliere ogni giorno di dedicarci almeno un po’ di tempo. A pensarci bene: com’è possibile che sapendo cosa ci procura gioia, non gli dedichiamo neanche un po’ di tempo? Sempre nel corso intensivo di mindfulness, ci soffermiamo a riflettere sulle numerose attività della nostra giornata da quando ci svegliamo a quando andiamo a dormire. Ci interroghiamo su quali ci nutrono e quali ci svuotano. Scopriamo spesso che sono numerose le attività piacevoli anche nella loro semplicità. Portare consapevolezza a questi momenti li riempie di significato.
- Infine, notare le innumerevoli forme di gentilezza che riceviamo ogni giorno anche da perfetti sconosciuti: osservare come ci fanno sentire, lasciare che diventino una traccia, un’inspirazione per quello che anche noi possiamo offrire. Senz’altro molti di noi avranno fatto esperienza che una delle ragioni che ci porta maggiore gioia è quando offriamo attenzione, cura, gentilezza ad altre persone.
Chiudo questo blog con una poesia di Bertolt Brecht che racconta perfettamente questo cercare attivamente nelle nostre giornate quello che porta gioia, il titolo è infatti Piaceri.
“Il primo sguardo dalla finestra al mattino
il vecchio libro ritrovato
volti entusiasti
neve, il mutare delle stagioni
Il giornale
il cane
la dialettica
fare la doccia, nuotare
musica antica
scarpe comode
capire
musica moderna
scrivere, piantare
viaggiare
cantare
essere gentili”.
Continua a praticare con la meditazione guidata Coltivare la tranquillità







