Di recente ho letto una storia che racconta di un taglialegna che lavorava freneticamente e si attardava ogni giorno più a lungo per tagliare sempre più alberi per offrire sempre di più alla sua famiglia. Il ritmo diventava sempre più forsennato e il taglialegna aveva l’impressione di non riuscire a tenere il passo. Pur lavorando di più, tagliava sempre meno alberi. Quando finalmente si fermò perchè troppo stanco si accorse di non avere affilato la sua ascia da troppo tempo. Solo quando aveva scelto di fermarsi e riposare si era reso conto cosa fosse veramente necessario. Probabilmente si ispira a questa storia una celebre storia di Abramo Lincoln che dice “Se avessi a disposizione otto ore per abbattere un albero, ne passerei sei ad affilare l’ascia”.
La storia racconta una delle lezioni più antiche del mondo e cioè che riposare è tanto importante quanto lavorare. Una storia che conosciamo tutti in teoria ma che poi ci trova impreparati in un mondo che spesso ci misura più sulla performance che sul riposo. Nel mese per eccellenza in cui ci prepariamo a riprendere il nostro ritmo – ancora più frenetico per chi sente di avere rallentato nei mesi della pandemia – possiamo interrogarci su come riposiamo e cosa facciamo per divertirci; come bilanciamo la nostra energia a servizio nostro e delle persone intorno a noi senza esaurirci.
Questa domanda apparentemente ovvia può trovare impreparato chiunque, anche me. Ricordo che qualche anno fa, proprio durante il colloquio con una mia insegnante di meditazione mi è stato chiesto cosa facessi per divertirmi. L’insegnante tra l’altro insisteva perchè distinguessi tra riposo e divertimento. Sono andata via da quel colloquio interrogandomi sulla parte più gioiosa della mia vita. Ne ho parlato in un altro blog in cui racconto della ricerca intenzionale della gioia nelle nostre giornate.
La pratica della consapevolezza ci invita a osservare come stiamo e di cosa abbiamo bisogno. Scopriamo nell’attenzione una qualità discernente e cioè la possibilità di distinguere l’essenziale dal non essenziale, ciò che è importante da quello che non lo è, ciò che ci nutre e ciò che ci svuota. Per usare una delle metafore classiche, la consapevolezza ci permette di essere il guardiano che protegge le mura della città e di proteggerci. In ogni momento in cui coltiviamo l’attenzione al momento presente sono implicite due domande essenziali: cosa sta succedendo ora e cosa è necessario fare?
Allora, mentre riprendiamo a tagliare sempre più alberi, prima che il ritmo diventi frenetico fino a diventare insostenibile, ricordiamoci di fermarci per affilare la nostra ascia senza aspettare il prossimo weekend o la prossima vacanza, ma ricordando che prendersi cura di sè è il modo per prendersi cura degli altri.